Vi racconto qualcosa di me...

La crisi, la crisi ormai fa parte della nostra quotidianità e, frasi come "ci hanno rubato il futuro" le sentiamo troppo spesso.

Ma anche quando la crisi non era la crisi di oggi, c'era crisi e il lavoro non si trovava, o almeno non se ne trovava uno decente.

Io mi sono laureata nell'ottobre 2001 e, per i primi mesi, ho continuato a fare la promoter delle macchine del caffè nei centri commerciali, pagata in ritenuta d'acconto, esattamente come facevo da studente.

Poi sono finita in un'agenzia assicurativa dove ho resistito un mese.

Intanto facevo colloqui e leggevo inserzioni del tipo (questa è reale, non me la sto inventando):

Cercasi neo-laureato in corso con massimo dei voti, età massima 25 anni, quinquennale esperienza.

E poi? La classica fetta di culo no? Probabilmente offrivano uno stage.

Dopo circa un anno, esattamente a novembre 2002, sono stata presa in un ufficio, di nuovo senza contratto (ritenuta d'acconto) e lì ho lavorato per 13 mesi, fino a dicembre 2003.

In quel periodo facevo colloqui...

Lei andrebbe anche bene, ha quasi trent'anni, ma ne dimostra non più di 25, quindi non possiamo prenderla.

Lei è troppo qualificata per questo lavoro, non vogliamo laureati.

A febbraio 2004 sono stata assunta per un lavoro interinale di tre mesi, di cui 1 di corso non retribuito e 2 pagati. Ho fatto il corso e ho lavorato un mese, poi una cliente di quel CAF (sì, era un CAF e facevo i 730), mi ha proposto di andare a lavorare da loro.

Il 10 maggio 2004 inizio a lavorare in quell'azienda di cui non faccio il nome. Ci ho lavorato esattamente 2 anni: il primo contratto a tempo determinato di 12 mesi ed un secondo di analoga durata. Alla fine l'azienda mi voleva era interessata ad offrirmi l'ambito contratto a tempo indeterminato e la cosa più bella è stata rispondere:

Io non sono interessata ad accettare.

Il mio contratto scadeva il 9 maggio 2006, quindi me ne sono andata senza dare preavviso, consegnando la lettera di dimissioni l'ultimo giorno.
Non potevo continuare a lavorare in un'azienda dove:

  • potevo timbrare l'ingresso tra le 8.45 e le 8.55 per iniziare alle 9, prima davo fastidio, più tardi non avrei fatto in tempo a sedermi ed iniziare a lavorare al mio orario esatto

  • venivo ripresa se timbravo alle 18, mio orario di uscita, perché ciò implicava che avessi spento il computer prima per poter essere alla timbratrice alle 18 in punto

  • potevamo andare in bagno 2 volte al giorno senza starci più di 3 minuti. Trascorso tale tempo, la responsabile veniva a bussare presupponendo che tu stessi parlando al telefono (ne segue che non era ammesso fare la cacca)

  • il caffè doveva essere ingurgitato velocemente alla macchinetta in 1 o 2 minuti, la cioccolata poteva essere consumata alla scrivania stando attendi a non sporcare

  • era tassativamente vietato parlare coi colleghi durante l'orario di lavoro, sconsigliato farlo durante la pausa pranzo

  • c'era un premio aziendale che diminuiva in proporzione ai giorni di malattia fatti, in pratica veniva premiata la buona salute dei dipendenti

  • nell'unica assenza per malattia fatta in due anni (avevo un dolore alla spalla dovuto al lavoro, avevo chiesto di essere spostata per qualche giorno a fare altro e mi hanno risposto di no, così il mio medico di famiglia mi ha dato 10 giorni di malattia per far riposare il braccio), mi hanno mandato il controllo dell'INPS (l'azienda lo richiedeva sistematicamente) ed il medico ha confermato la mia infiammazione alla spalla

  • gli straordinari erano considerati un favore che l'azienda fa ai dipendenti per dare loro la possibilità di guadagnare qualche soldino in più. Con gli straordinari arrivavamo a malapena a 900 € al mese.


Il giorno successivo (non sono scema, avevo già un'altra offerta), il 10 maggio 2006, ho iniziato a lavorare in una grande azienda che un tempo sarebbe stata definita para statale. Esattamente l'opposto di quella precedente: eravamo in 5 a fare il lavoro di 2 persone. In pratica una noia terribile. Mi hanno persino detto di camminare più lentamente!
Arrivavamo tutti in ufficio alle 8.25, fino alle 9 si cazzeggiava, poi caffè fino alle 9.30. Un po' di lavoro fino alle 11 e nuova pausa caffè con accordi per il pranzo. Il nostro turno in mensa era alle 12.40 e facevamo la pausa minima, ovvero 40' (si poteva fare fino ad un'ora e mezza). Alle 13.20 rientravamo e stavamo alle macchinette fino alle 14/14.30, un po' di lavoro e altra pausa dalle 16 alle 16.30. Alle 16.50 si poteva uscire per andare a casa. Il venerdì l'uscita era alle 16 (ma dovevi aver accumulato i minuti in settimana per arrivare alle 38 ore richieste), quindi la pausa del pomeriggio era anticipata alle 15/15.30 e accorciata.
Ho resistito solo nel periodo di prova. Ho dato le dimissioni il 9 agosto, anche in questo caso senza preavviso. Di nuovo non ero impazzita, visto che il mio contratto durava 24 mesi, ma avevo già la lettera di impegno della società per cui ancora oggi lavoro e avrei iniziato a settembre.

Il 4 settembre 2006 ho iniziato a lavorare per questa società. Ad aprile andiamo in convention a Marrakech. A maggio/giugno arrestano l'Amministratore Delegato e succede un casino. Produzione bloccata. Passiamo tutto il 2007/2008 a girarci i pollici in ufficio: io e la mia collega ci siamo iscritte a qualsiasi sito, abbiamo scoperto lo shopping online e abbiamo richiesto i PIN a qualsiasi ente pubblico fosse possibile farne la richiesta.
A febbraio 2008 ci siamo persino iscritte su facebook quando non c'era nessuno iscritto. Avevo 5 amici e non ne conoscevo nessuno.

[caption id="" align="aligncenter" width="329"] la mia prima foto profilo[/caption]

Dopo le vacanze 2008, ci affidano l'attività di recupero crediti e reclami (la produzione era ancora bloccata), almeno impegnavamo le giornate non solo a giocare online, ma era ancora poco.

Poi ci "insegnano" a fare le pratiche di fido: ero entusiasta, dopo due anni di shopping online e socializzazione, finalmente avevamo qualcosa da fare: rimodulazioni, allungamenti e moratorie:



...e arriva il temuto blocco di facebook:



Nel 2009 la situazione cambia, anzi, cambia tutto affinché non cambi nulla, ci trasferiamo dal centro di Milano all'estrama periferia  e l'anno finisce con una lettera che ci comunica in quale delle 3 società saremmo finiti. Io vengo assegnata alla newco.

Dal 2010 in poi c'è il ritorno alla normalità, a parte che il primo anno ero da sola in un ufficio di tre persone (una in maternità, l'altra a casa un anno in malattia)... a seguire da sola tutti i commerciali della nostra area. Follia pura, ma avevo da recuperare i due anni di nulla!

Commenti

mchan84 ha detto…
Anch'io quando stavo sola in ufficio e non c'era nessun cliente mi impratichivo con internet, che all'epoca a casa non c'era ancora la connessione superveloce h24. Oppure facevo ricerche per le mie 400mila passioni :-P
Anche a me una volta in un colloquio mi hanno detto che ero troppo esperta, salvo poi cambiare tizia ogni 2mesi e trovarle tutte incompetenti (era un'agenzia di viaggi, ci passavo per i biglietti del treno e me li sbagliavano di continuo, una volta le ho dovuto dire io come fare passo per passo).
Ho lavorato poco (ed in nero) ma me ne sono successe di ogni.
Mchan
CriticaComunista ha detto…
Molto carina...ciao :)
scrittore5-5 ha detto…
Ah mi hai fatto ricordare una cosa da questo racconto: un paio di anni fa, lavoro a fattura puntualmente pagato in ritardo. Chiedo di assentarmi due giorni perché avevo una febbre da cavallo. La segretaria generale, he non era certo ai livelli che hai descritto ma che puntava a un buon livello di mobbing, mi chiese certificato medico. Siccome con la febbre non avevo la forza di insistere sul fatto che lei non aveva nessun diritto a chiedermelo, venne un medico. Mi diede otto giorni di riposo, dato che oltre febbre avevo una bella tosse. Quando le mandai il certificato medico voleva morire. Da lì in poi non dubito mai più di me. Ma sia chiaro era una brava donna e le volevo bene. Solo che agli inizi non si fidava mai :)
Oriana ha detto…
Gioppina, invece, non era una brava persona. Era talmente insicura ed insoddisfatta, da riversare questo suo stato su di noi... ce ne siamo andati in 7 su 10 in un solo mese.
Ci riprendeva anche per come eravamo seduti ("siediti composto") neanche avessimo a che fare con il pubblico, mentre lei veniva in ufficio con minigonne da tennista, calzini con titti non potendosi certo permettere né per età, né fisicità un abbigliamento simile.
scrittore5-5 ha detto…
Avevo immaginato, ne sento veramente di tutti i giorni di queste storie assurde. Fanno male all'animo e alla produttività
Oriana ha detto…
Lei (e l'azienda) erano convinti che questi metodi funzionassero.
In passato assumevano solo donne brutte perché convinti che non si sarebbero sposate e non avrebbero avuto figli, fino a quando una bruttissima è stata a casa in maternità per 7 volte e la loro teoria è caduta. Ora sarà in menopausa...
Ale e Ale ha detto…
Io devo ancora incominciare tutto! è ho 23 anni...sono in ritardo? :/
Oriana ha detto…
No, io ho iniziato a 26...
Ale e Ale ha detto…
comunque con tutta sta storia dei senza contratto, non si accumulano anni per la pensione...
yuki82 ha detto…
Anch'io nel mio ultimo lavoro ho avuto la soddisfazione di dire 'no, grazie' e quando si tratta di un'azienda di grande livello la soddisfazione è maggiore :D
Oriana ha detto…
Dai calcoli del sito inps, io potrò andare in pensione a 70 anni
Oriana ha detto…
Quella a cui l'ho detto io è un'azienda storica (1901) rovinata dalla dirigenza
Paola ha detto…
Beh, il mondo del lavoro è sempre stato così, ne più nè meno
Oriana ha detto…
Sempre fino ad un certo punto... ci sono state fasi economiche decisamente diverse da quella degli ultimi 10/15 anni...
Per fortuna si tratta di cicli e, dopo una crisi, arriva sempre un periodo di espansione... tutto dipende da quando arriverà!
Paola ha detto…
E' un argomento vasto, questa non è forse la sede più adatta. Mi riferivo agli orari, ai ritmi, alla tutela, e soprattutto alla qualità del lavoro: ho spesso la sensazione che si favoleggi di un mondo trascorso, che non era favoloso per niente. Certo ci sono cose che non vanno bene, sta a voi fare le vostre lotte per migliorarle
Oriana ha detto…
Per orari e sicurezza dei lavoratori è molto meglio oggi, di sicuro...
Io, attualmente, non mi posso lamentare del mio lavoro: mi piace e mi trovo bene.
Paola ha detto…
Sono certa (e ho molti esempi, ora anche il tuo) che chi vuole lavorare, lavora ...
mcc43 ha detto…
I miei ricordi di lavoro dipendente paragonati ai vostri, care ragazze, mi appaiono come l'età dell'oro. Ci scatenavamo contro la direzione aziendale... se la qualità del cibo in mensa non era superlativa, tanto per fare un esempio.
Provo rabbia constatando quanto è arretrato il rapporto fra lavoratori e imprese.